Abbiamo allora scoperto un mondo nuovo, descritto con semplicità, e con un sorriso e un buonumore sincero, mai di circostanza.
Ecco allora un'interpretazione soprendente della cottura della pasta "a risotto" (Igles scalda la pasta a secco in pentola sino a diventare caldissima, poi inzia la risottatura).
E la frittura per pochi istanti della sottile pasta all'uovo per diventare resistente alle prolungate cotture in padella e capace di legarsi ai sughi, evitando di perdere la sua giusta consistenza tramutandosi in colla.
Poi ascoltiamo Igles che invita, se possibile, ad usare riso Carnaroli Acquerello invecchiato 3 anni (!) evitando la tostatura che forma una corazza protettiva nella parte esterna del chicco che impedisce l'impregnarsi ottimale dei condimenti. Pochi Chef avrebbero avuto il coraggio di servire un'assagio di un semplicissimo risotto (che ha attinto a tutti gli umori rimasti dalla mai esausta pentola con i carapaci d'astice) - notate bene -completamente sguarnito, senza alcun complemento... servito con una mestolatina veloce su un piattino volante.
Corelli, che certo non deve dimostrare nulla a nessuno (tantomeno a noi), lo ha fatto per segnalarci che in quel semplice ma nient'affatto banale risotto delicatamente profumato c'è la vera "anima" della cucina: e questo è tutto quello che ci vuole!
3 commenti:
sei stato aulico e perfetto nella descrizione... bravo!
grazie caro, troppo generoso...
(ti accontenti di una bottiglia buona???)
:D
Ma cosa altro mai potrei aggiungere io.....dopo due maestri come voi....sulla serata di Igles??? NB. Oggi mi è arrivato il libro....bello...ma non rende come dal vivo...
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