martedì 9 ottobre 2007

BLEU D'UN FROMAGE...

Riporto un tratto dell'articolo di paolo marchi sul giornale del 30/09 a commento di Cheese 2007.
La sfiga: Cheese è biennale. La sfida: arrivare "assaggiati" al 2009 con una buona parte dei questo ben di Dio... chi sa, o può, aiuti o provveda...

"Formaggi a latte crudo che è la condizione base, il latte non pastorizzato, per parlare di autentica qualità formaggiosa, fatto salve le debite eccezioni come l’inglese Stilton. La seconda è l’alpeggio, il latte di pascolo, raro, sempre più raro e sempre più prezioso. La varietà di aromi e profumi è degno di grandi vini piemontesi o di Borgogna, note da sinfonia celestiale.L’apoteosi dei Blu per dirla come i nostri cugini francesi, presenti a Bra con sedici tipologie diverse, dal Bleu d’Auvergne, di latte vaccino intero, al Termignon, un crudo vaccino intero che arriva dalla Savoia passando per lo straordinario Persille du Beaujolais chèvre che arriva da Rodano e Alpi, un caprino la cui crosta, annusata a occhi chiusi, evoca il sottobosco ricco di funghi così come un secondo Persille, quello di Malzieu nel dipartimento di Languedoc-Roussillon, parte da latte di capra, crudo e intero, per arrivare a farti pensare di avere spalmato sul pane una aringa.È dal confronto che nascono i piaceri più intensi, la scoperta di note fuori dall’ordinario. E l’Italia stupisce e affascina. Non solo Zola come la Francia non è solo Roquefort solo che i cugini sono più bravi a reclamizzarsi. Nella sala erborinosa ben 23 blu diversi. Si giocava in casa, è vero, ma se non esistessero non li avremmo mai ammirati: Bleu d’Aoste, Blu Cozie (cuneese), Blu del birrario (torinese), Blu del Boscasso (cuneese), Ble del Chianti (fiorentino), Blu del Sarentino (bolzanino), Blu di bufala (una sorpresa, per di più bergamasca e non campana o laziale), Blu di capra (nome troppo generico, alla Cascina Albertana nel Biellese, bravi davvero, dovrebbero andare a scuola oltr’alpe per il marketing) e Blu di capra ancora ma questo di area astigiana (ed entrambi affinati da Guffanti ad Arona sul lago Maggiore). Quindi Blu di Loazzolo nell’Astigiano, il Blu Savoia a Sluzzo (Cuneo), il Carublù (suona così così) alto atesino, il sommo Castelmagno d’alpeggio del presidio Slow Food di Osvaldo Pessione a Castelmagno, quello in assaggio invecchiato tre anni, qualcosa da andare via letteralmente di testa anche perché l’avidità di troppi produttori nella piccola area cuneese è tale da avere reso gesso il grosso della produzione. Poi Erborinato di Artavaggio (Bergamo), Golden Gel dell’Alto Adige, Gorgonzola dolce, una caricatura del vero Gorgonzola, quello piccante. Infine Guthhus da Grosseto, L’Blu dal Seenese, Magnùn di vacca dalla Valgrana (Cuneo), Monteblu dal Cavesano, Murianengo o Moncenisio dall’Alta valle Stura e la Toma blu alle erbe aromatiche del Novarese."

Nessun commento: