mercoledì 3 ottobre 2007

Gabriele

Dedico il primo post a quello che considero oggi il nuovo astro della ristorazione romana, nonchè una cara persona.
Gabriele Bonci, titolare del Pizzarium (via della Meloria, angolo Via Cipro), è un giovane (30 anni) genio dei lieviti pluripremiato dal gambero rosso e in ogni dove.
Chi lo sa - Maxx lo sa... - afferma che la sua non è pizza a taglio ma qualcosa di oltre. Su tutte, ne dico una, quelle con le variazioni di cinta senese...
Dal suo antro di 20 mq escono cose indicibili. Supplì classici romani (quelli con le rigaje de pollo, per intenderci) o con asparagi e taleggio o alla coda alla vaccinara o con quello che la testa gli suggerisce. Crocchette patate e baccalà? Discorso a parte.
Selezione di birre? enorme e in abbinamento.
Il viaggio merita, anche da Bologna... e se volete stare seduti, e state a Trastevere, c'è bir&fud, dove la parte pizza è curata da lui e si beve la "birra del borgo": quella al tabacco, credetemi, è sorprendente.

Alla prossima!

2 commenti:

ettore ha detto...

ciao e benvenuto dalla Capitale!

di questa "pizzeria" con mille virgolette ne abbiamo sentito tanto parlare da max, che però non ci ha ancora portato nulla da assaggiare :(

è una idea bellissima che unisce l'estro dello chef a un piatto solo apparentemente banale come la pizza...

certo che di locali così a BO non ce ne sono, e ci piacerebbe il contrario.
secondo te/voi sono "modelli" esportabili o sono impossibili da replicare fuori casa, dove lo chef non ha il controllo quotidiano della spesa e non può variare il menù se non a colpo sicuro???
ci sono tanti esempi di grandissimi della cucina che gestiscono (bene) 2/3 cucine a migliaia di km di distanza...
può uno chef come Bonci pensare di aprire da noi e di sfiorare il suo standard di soddisfazione qualitativa?

bucatino ha detto...

Aggiungo che:
1. sull'ultimo numero dell'espresso Vizzari - direttore della guida dell'espresso - recensisce l'amico Gabriele... diciamo che sembra che mi abbia copiato il post!
2. Gabriele fornisce consulenze anche extra moenia sull'arte bianca della pizza. Ovvio, e qui casca l'asino, che serve sempre il manico, ovvero il genio che alla "tecnica" appresa - e lì non ci piove se uno s'applica - unisce l'intuito per il ripieno o la variante sul tema.
Che io sappia, poi, c'è da fare un discorso sulla recettività della popolazione, ovvero: la pizza a taglio romana è diversa da quella bolognese (come lo sfincione di Palermo è altra cosa ancora). Secondo voi, c'è mercato per tale oggetto, per me poco indicato per il 90% della popolazione mangiante pizza a Bologna (leggi, gli studenti?). E, poi: è vero che per sua ammissione si campa con la pizza con le patate, ma... poi chi compra quella tartufata con fois gras?