giovedì 24 aprile 2008

la cultura del rhum

ciao! cambiamo argomento e ritorniamo un passo indietro, a qualche sera fa quando abbiamo degustato alla cieca alcuni tipi di rhum, scoprendo alcune interessanti indicazioni grazie al ciccionissimo Michele di Carlo (referente SlowFood per i distillati, "gustosofo"->e poi ditemi se con questa definizione anche lui non fa leva sul marketing..).

tralasciando la tecnica di analisi olfattiva i cui concetti qui non sono facili - per me - da sintetizzare (maxx... tu lo spieghi senz'altro meglio), i 2 punti essenziali sono:

A) teniamo in bocca almeno 10 secondi effettivi (contando con le dita della mano!) una quantità di rhum pari a un cucchiaino da thé, spingiamo il distillato contro il palato, al centro e agli angoli della lingua, e notiamo che dopo alcuni secondi i rhum commerciali gettano la maschera e fanno pervenire retrogusti sgradevoli... ce ne liberiamo inghiottendo. i migliori invece li teniamo in bocca anche 20 secondi prima di deglutire.

B) una piccolissima sorsata d'acqua, dopo, aiuta a liberarsi dello sgradevole impatto con eventuali saporacci che non ci saremmo aspettati. dopo aver bevuto acqua, tutto il sapore del rhum più commerciale è definitivamente scomparso. viceversa, un sorso d'acqua dopo un rhum di livello ne ripropone pari pari il gusto al palato!

è tutto vero, come è vero che le etichette sono commercialmente ingannevoli perché non c'è un disciplinare che imponga uno standard oggettivo.
così scopriamo l'equivalenza 1 anno caraibico = 3 inglesi e altre cosette niente male circa l'invecchiamento...

leggete se vi va http://www.guidadelrum.netsons.org/lavor.html
o http://www.rumclub.org/prodotti/produzione/

per il porto, grande passione di alcuni di noi, la questione era chiara. adesso lo è anche per il rhum.

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