mercoledì 2 aprile 2008

ORIGINE E QUALITA'

mi riaggancio al post sulla marronata di simone per sottoporre ai cortesi amici/che del blog una riflessione collaterale:

c'è nesso fra origine e qualità? spesso c'è, ma di che tipo è?

prendiamo il caso della bresaola della valtellina IGP che è di muscolo "fino" e "magro".

in Italia sono anni e anni che non si alleva bestiame adatto a questo tipo di salume: troppo magro il taglio di ciccia necessario. allora la si importa dal sudamerica. TUTTA.
la ciccia adatta viaggia in vagoni refrigerati dalle pampas sino a Sondrio dove viene lavorata secondo il rigoroso disciplinare dell'IGP: se lo leggete, non troverete da nessuna parte che la carne deve essere di provienza italiana.
*queste informazioni vengono dal consorzio dei produttori e sono confermate da molti articoli di stampa (Panorama ne ha fatto un articolo dal titolo interessante: "Tutti i bidoni nel piatto")*

dunque facciamo un buon chianti classico se usiamo uve sangiovese all'80%, prodotte a Tunisi?
no ovviamente, perché il territorio da cui provengono le uve sangiovese è ben definito.

chi permette di fare un disciplinare del genere ad un consorzio come quello della bresaola?

mio fratello Alberto, che ci legge, è veterinario e si occupa anche di certificazione negli allevamenti: la CEE ha imposto per l'importazione standards che in sudamerica possiede meno di 1 allevamento su 10 e che riguardano sopratutto la tracciabilità dei componenti di filiera. quindi parliamo della Salute dei prodotti importati.
I produttori di Sondrio hanno già detto che hanno scorte limitate: hanno supplicato il ministero dell'agricoltura di intervenire per ammorbidire, dilazionare... se no loro sono out.

Nulla contro la carne sudamericana, nè scozzese o nordvietnamita. basta che stiamo con i piedi per terra e vediamo questi prodotti per quello che sono davvero, senza parossismi!

tra la coppa grassa fatta col maiale CEE "sottocasa", e la bresaola fine IGP fatta con carne buonissima congelata che ha viaggiato 10.000km in nave prima di toccare la dogana italiana c'è davvero un vincitore così scontato?

3 commenti:

bucatino ha detto...

Bravo! Standing ovation per Ettore.
Vi dirò di più, e molto d'attualità.
Anni fa mi sono occupato per lavoro dell'allevamento delle bufale campane, parlando a lungo con gli universitari di Napoli (I° centro al mondo). Le nostre bufale sono le uniche al mondo col pedigree, e i loro embrioni sono ambiti anche in cina (da lì me li aveva chiesti, perchè le loro bufale fanno 4 l. di latte al dì contor i 20 nostri... è lì hanno carenza di calcio per problemi genetici che non spiego per brevità).
Morale: la produzione di latte bufalino italiano non è pari alla bufala prodotta in italia, ergo della bufala tale non è o è fatta con latte misto o con latte estero.
Noi le sappiamo queste cose? No, ma parliamo dei rifiuti e della diossina: giustissimo, ma il resto?
Inutile stracciarsi le vesti. Il caso Valtellina - a me noto da tempo - è emblematico, e dimostra, al di là della qualità, che se non latro per motivi di onestà intellettuale tra i produttori di cibo spesso il più pulito ha la rogna...

ettore ha detto...

caro bucatino, la questione della bufala che hai sottolineato fa altrettanto riflettere.

che i consorzi facciamo solo ed esclusivamente branding?

quale organizzazione indipendente può davvero certificare la genuinità del prodotto?

personalmente penso che si tratti di un problema di certificazione (anche fiscale) della intera filiera di prodotto e di capacità delle aziende di andare oltre i marchi come l'IGP che creano molta confusione rispetto al DOP.
infatti la definizione di IGP è la seguente: "La sigla IGP (Indicazione Geografica Protetta) introduce un nuovo livello di tutela qualitativa che tiene conto dello sviluppo industriale del settore, dando PIU' PESO alle tecniche di produzione RISPETTO al vincolo territoriale. Quindi la sigla identifica un prodotto originario di una regione e di un paese le cui qualità, reputazione e caratteristiche si possono RICONDURRE all'origine geografica, e di cui ALMENO UNA fase della produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga nell'area delimitata.".
So, evitiamo se possibile i prodotti IGP scegliendo i DOP. Non parliamo poi della STG (Specialità Territoriale Garantita) che tutela solo la "ricetta" del prodotto senza NESSUN LEGAME con territorio, nemmeno in una sola delle fasi di lavorazione!!

Claudio ha detto...

Arrivo lungo, ma mi associo nelle vostre considerazioni